La Repubblica Italiana dev’essere fondata sull’elemosina di stato e non sul lavoro, la dignità umana o la libertà se, anche in tempi di epidemia, si continua a guardare alle sue conseguenze economiche e non alla salute ed al benessere psicofisico e sociale dei figli.

Si continua, infatti, a non comprendere che la necessità di una riforma dell’affido condiviso non è una questione di madri vittime costrette a convivere con mariti e padri violenti come pensa la ministra Bonetti, di assegni da pagare come sostiene il buon Gian Ettore Gassani, o di frequentazioni da contrastare a colpi di procurato allarme come sostengono quelle che abbiamo denunciato e continueremo a denunciare.

Una seria riforma dell’affido condiviso è necessaria per garantire la dignità dei figli e dei loro diritti e della libertà loro e dei loro genitori.

Una dignità che è oggi calpestata da surreali provvedimenti di giudici che, novelli pediatri, somministrano ai figli dosi di maternità e di paternità a seconda delle ubbie del momento.

Uno stato che “garantisce i diritti inviolabili dell’uomo nelle formazioni sociali dove si realizza la sua personalità”, come afferma la Costituzione, impronta gli obblighi dei genitori verso i figli al principio di sussidiarietà e non scarica sulle spalle dei singoli il peso del welfare trasformando il mantenimento dei figli in mantenimento dell’ex coniuge.

Uno stato che si è dato il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, impronta i doveri dei genitori verso i figli al contrasto alle stereotipie di genere e non le rafforza imponendo ruoli e compiti di cura a seconda del sesso.

Uno stato “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, riconosce che prima della stabilità logistica viene la tutela della salute e benessere psicofisico e sociale dei figli come chiede l’OMS.

Uno stato in cui “I giudici sono soggetti soltanto alla legge” prevede per legge regole di frequentazione e mantenimento di automatica applicazione, per evitare che chi si separa usi i figli come arma contundente verso l’altro genitore.

Questo, e non l’aiutino, andrebbe chiesto in questo momento in cui è evidente la tutela collettiva passa dalla responsabilità individuale e non viceversa.

Altro che caso per caso e amenità varie.