Sembra un paradosso, ma la Convenzione sui diritti del fanciullo germogliò in quel ghetto di Varsavia dove la stessa dignità della persona venne annullata dalle tenebre della follia umana.

Alla base della “Convenzione – meglio nota come Convenzione di New York ed approvata il 20 novembre 1989 – sta, infatti, un “documento polacco” elaborato pedagogisti, psicologi, storici, filosofi e sociologi nel 1979 durante la Giornata del bambino di Varsavia, la cui Sessione scientifica internazionale si era tenuta appositamente nel centenario della nascita Janusz Korczak – il medico-pedagogista ebreo-polacco martire con i bambini dell’orfanotrofio da lui ideato e diretto – come segno di riconoscimento verso la sua persona e la sua opera a favore dei bambini del ghetto.

L’opera di Korczak è la base dei Diritti dei minorenni: aldilà dei 54 articoli di cui consta, la Convenzione si può condensare nel concetto di Magna Charta Libertatis come egli stesso aveva già anticipato nel testo Come amare un bambino del 1914-1929.

Il Diritto è quello dell’inclusione sociale e etico-morale da parte dell’adulto e delle istituzioni da lui create, e, di più, al rispetto e alla considerazione del bambino in quanto persona.

Si tratta del Diritto del bambino al riconoscimento della sua interiorità, ad una voce che sia ascoltata profondamente, una creatività da liberare nell’ideale dell’emancipazione dell’infanzia e dell’adolescenza.

Un’infanzia e un’adolescenza che possono essere d’aiuto all’adulto nella comprensione autentica e liberatoria di se stesso, soprattutto per quanto concerne la relazione con l’Altro, il recupero della creatività anche spicciola, e la concezione della proprietà che da privata (escludente) diviene propria (includente), così come intende il bambino che tende ad aprirsi e a giocare con chiunque, senza distinzioni, senza obiezioni, senza discriminazioni.

Due gli articoli portanti della Convenzione di New York, il primo e il terzo.

L’art.1 ci informa infatti che bambino è ogni essere umano al di sotto del 18° anno d’età.

Il rilievo rasenta il clamoroso, ma questo è Korczak: Il Diritto del bambino al rispetto, perché, sì, il Bambino richiede protezione e valorizzazione, ascolto non ingannevole, bontà e soprattutto il termine mai desueto amore.

Bisogna trovare la pazienza e la calma e soprattutto utilizzare sempre più del tempo per il bambino e con il bambino.

Tutto il resto del vivere adulto è corollario, ovvero è il sostentamento doveroso per l’adulto quanto per il piccolo.

L’art. 3, ha una finalità pratica e individua nell’interesse del bambino il criterio guida per ogni decisione che lo riguarda: “In tutte le azioni riguardanti bambini, se avviate da istituzioni di assistenza sociale, private o pubbliche, tribunali, autorità amministrative o corpi legislativi, i maggiori interessi del bambino/a devono costituire oggetto di primaria considerazione”.

I due articoli citati sono fondamentali per comprendere in sintesi lo spirito della Convenzione, e ci interrogano su quanto il Diritto del Bambino sia davvero rispettato dagli adulti e dalle Istituzioni, anche nei Paesi cosiddetti democratici.

Dario Arkel